Bloggando il Corano: Sura 24, “La Luce”

Commento al Corano: Sura 24, La Luce
di ROBERT SPENCER 04, Maggio, 2008)

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Questa Sura Medinese fu rivelata dopo che i Musulmani sconfissero una tribù Araba pagana, i Banu al-Mustaliq (tra i prigionieri presi dai musulmani c’era la figlia di al-Harith, Juwayriya. Qui puoi leggere la sua storia). La maggior parte di questa Sura tratta di uno degli eventi più noti della storia Islamica delle origini: la voce che Aisha, la moglie favorita di Maometto, avesse commesso adulterio – un incidente che si ripercuote sulle donne Musulmane fino ai giorni nostri. I Versetti 1-10 espongono la legge generale sull’adulterio: gli adulteri devono ricevere cento colpi di frusta (v. 2); un uomo colpevole di adulterio può sposare solo una donna colpevole dello stesso crimine o una donna non Musulmana (v. 3); per stabilire la colpevolezza sono necessari quattro testimoni e i falsi accusatori devono essere colpiti con ottanta frustate (v. 4); i mariti possono promuovere accuse di adulterio contro le loro mogli se testimoniano quattro volte sotto giuramento (v. 6) e invocano la maledizione di Allah su se stessi se stanno mentendo (v. 7); una donna così accusata può evitare la punizione testimoniando quattro volte che il marito mente (v. 8) e parimenti invoca la maledizione di Allah su di sé se sta mentendo (v. 9).

Frustate per l’adulterio? Allora perché alcuni Stati Islamici condannano le adultere ad essere lapidate a morte? A causa di un hadith che dice che il Corano originariamente prescriveva la lapidazione per gli adulteri, ma in qualche modo questo passaggio fu tralasciato. Omar, il secondo successore di Maometto come Califfo, il capo dei credenti, spiegò:

“Io temo che dopo che tanto tempo è passato, la gente possa dire: ‘Noi non troviamo i Versetti del Rajam (la lapidazione a morte) nel Libro Sacro’ e quindi perdano la retta via, tralasciando un obbligo che Allah ha rivelato”.

Omar non volle che ciò accadesse, e utilizzò tutto il peso del suo prestigio per la legittimazione della lapidazione per l’adulterio:

“Ecco! Io confermo che la pena del Rajam sia inflitta a chi commette rapporti sessuali illegali, se è già sposato e il crimine è provato da testimoni o gravidanza o confessione”. Omar aggiunse: “Sicuramente l’Apostolo di Allah [cioè, Maometto] eseguì la condanna di Rajam, e così abbiamo fatto noi dopo di lui”.

Nei Versetti 11-20 Allah redarguisce violentemente un gruppo che “diffuse una bugia” (v. 11) contro una donna onesta, senza produrre quattro testimoni (v. 13). La divinità rimprovera anche i credenti per aver dato credito a questa ovvia calunnia (vv. 12, 16). Questa è una faccenda molto seria (v. 15), ma il Corano non ci dice di che cosa si tratta. Questo hadith chiarisce i dettagli. Allah aveva da poco ordinato che le donne portassero il velo (un comando comunicato nel Versetto 31), così Aisha, quando accompagnò Maometto in battaglia, era trasportata in una “howdah”  [lettiga] fornita di tende, sul dorso di un cammello. La carovana si fermò e Aisha scese per rispondere “al richiamo della natura”. Mentre tornava perse la sua collana e si fermò a cercarla. Nel frattempo, gli attendenti, cui era vietato guardarla o parlare con lei, ricaricarono la howdah sul cammello senza accorgersi che era vuota. “A quel tempo” spiega Aisha, “ero molto giovane” e, molto importante, “le donne pesavano poco, perché non diventavano grasse”.

E così la carovana partì senza di lei e la moglie favorita di Maometto fu lasciata indietro. Poco dopo, arrivò un soldato Musulmano, che stava viaggiando dietro la carovana, e fu estremamente allarmato di trovare Aisha da sola. “Io mi coprii immediatamente il viso col velo” dichiarò Aisha “e, per Allah, non scambiammo una sola parola e io non lo sentii pronunciare alcuna parola eccetto la sua Istirja” – una preghiera recitata nei momenti di difficoltà. Il soldato portò Aisha sul suo cammello all’accampamento Musulmano – e quasi immediatamente iniziarono i pettegolezzi. Anche Maometto fu influenzato da queste voci. Aisha spiega: “Dopo che tornammo a Medina, mi ammalai per circa un mese. La gente continuava a diffondere le false dichiarazioni dei calunniatori, mentre io ero all’oscuro di tutto, ma mi accorgevo che, nella mia attuale malattia, non stavo ricevendo dal Messaggero di Allah le solite attenzioni che solitamente ricevevo quando ero malata”.

Aisha era profondamente afflitta: “Continuai a piangere quella notte fino all’alba, non riuscivo né a smettere di piangere, né a dormire, poi, al mattino, continuai a piangere”. Ali bin Abi Talib, che successivamente divenne il grande santo ed eroe dei Musulmani Shiti, ricorda a Maometto, in modo molto poco galante, che c’era “grande abbondanza di donne” disponibili per il Profeta (Aisha non lo dimenticò mai, né lo perdonò e, dopo la morte di Maometto, mosse guerra essa stessa contro Ali). Ma Ali consigliò anche a Maometto di interrogare Barira, la schiava di Aisha, per sapere se avesse visto qualche cosa e Barira sostenne che Aisha non aveva fatto nulla di male. Maometto lasciò la faccenda nelle le mani di Allah, dicendo ad Aisha: “Sono stato informato così e così di te; se sei innocente, allora Allah presto rivelerà la tua innocenza, e se hai commesso un peccato, allora pentiti di fronte ad Allah e chiedi il Suo perdono, perché quando una persona confessa i suoi peccati e chiede il perdono ad Allah, Allah accetta il suo pentimento”.

Allora Maometto ricevette una rivelazione da Allah, come osservò Aisha: “Così lo colpì la stessa dura condizione che solitamente lo afferrava (quando era Divinamente Ispirato) così che gocce di sudore gli colavano, come perle, benché fosse una (fredda) giornata invernale, e ciò avvenne a causa del peso della Dichiarazione che gli fu rivelata. Quando questo stato dell’Apostolo di Allah fu passato, e lui stava sorridendo quando ne fu sollevato, la prima parola che disse fu: ‘Aisha, Allah ha confermato la tua innocenza’”. Allah aveva rivelato i vv. 11-20.

[Qui puoi leggere le storie di altri utili versetti “rivelati” ad hoc]

Aisha comunque era ancora arrabbiata: “Mia madre mi disse: ‘Alzati e vai da lui’. Io replicai: ‘Per Allah, non andrò da lui, né ringrazierò nessuno tranne Allah'”. Però si stupì per la rivelazione:

“Per Allah, non avrei mai pensato che Allah avrebbe rivelato  in mio favore una rivelazione che sarà recitata, poiché mi consideravo troppo poco importante per essere menzionata da Allah nella Rivelazione Divina che dovrà essere recitata”.

Ma questa fu recitata. E le false accuse contro di lei provocarono l’esigenza che si producessero quattro testimoni Musulmani maschi per stabilire un crimine di adulterio o trasgressioni correlate. La legge Islamica richiede ancora la testimonianza di quattro testimoni maschi per stabilire i crimini sessuali (v. 13).

In conseguenza, anche oggi è virtualmente impossibile provare uno stupro nei paesi che seguono i dettami della Sharia. Ancora peggio, se una donna accusa un uomo di violenza carnale, può finire per incriminare se stessa. Se i richiesti quattro testimoni non possono essere trovati, l’accusa di stupro della vittima diventa un’ammissione di adulterio. Questo spiega la dura realtà che fino al settantacinque per cento delle donne in carcere in Pakistan sono, in effetti, dietro le sbarre per il reato di essere state vittime di uno stupro. Quando il governo Musharraf istituì dei provvedimenti per rimuovere il reato di stupro dalla sfera della legge Islamica, stabilendo che doveva essere giudicato in base ai moderni criteri delle prove legali, un gruppo di ecclesiastici Musulmani divenne furioso. Essi intimarono che la nuova legge fosse ritirata: avrebbe trasformato il Pakistan in un’area di “sesso libero”. Gli ecclesiastici tuonarono che la nuova legge era “contraria agli insegnamenti dell’Islam” e che era stata approvata soltanto per accontentare l’Occidente.

I Versetti 21-26 della Sura 24 ammoniscono i credenti a non imitare Satana (v. 21) commettendo peccati – come il peccato di non aiutare quelli che hanno lasciato le loro case “a motivo di Allah” (v. 22). Ciò si riferisce ai primi Musulmani che lasciarono la Mecca e si stabilirono a Medina con Maometto – è un richiamo ai nuovi Musulmani di Medina di facilitare il trasferimento. Un altro peccato da evitare è quello di cui tutta la Sura si occupa: il peccato di accusare di adulterio donne oneste, che procurerà ai falsi accusatori la maledizione di Allah sia in questo mondo che nel prossimo (v. 23). Allah li ripagherà nel Giorno del Giudizio (v. 25).

Tutto questo si riferisce, ovviamente, alle accuse di adulterio mosse contro la moglie di Maometto, Aisha – come fa la frase “Le donne malvagie sono per gli uomini malvagi e gli uomini malvagi per le donne malvagie, e le donne oneste sono per gli uomini onesti e gli uomini onesti per le donne oneste” del Versetto 26, che Abdur-Rahman bin Zayd bin Aslam spiega in questo modo: “Allah non avrebbe fatto Aisha la moglie del Suo Messaggero, se non fosse stata onesta, perché lui è il migliore di tutta l’umanità. Se fosse stata malvagia, non sarebbe stata una compagna adatta né secondo le Sue Leggi, né secondo il Suo Decreto”.

I Versetti 27-29 stabiliscono le regole di buona educazione quando si visita la dimora di qualcun altro: sicuramente non bisogna irrompervi. Questo ci conduce, nei Versetti 30-31 alle regole della modestia. Gli uomini devono “abbassare lo sguardo” (v. 30): dice Ibn Kathir, “Essi devono guardare solo quello che è consentito loro guardare e devono abbassare lo sguardo di fronte alle cose proibite. Se per caso succede che lo sguardo di una persona capiti, senza intenzione, su qualcosa di proibito, deve subito guardare altrove”.

Le donne, intanto, devono coprire i loro “ornamenti” (v. 31). Contrariamente a quanto alcuni fautori dell’Islam in Occidente millantano oggi, questa non è una scelta, ma un comando divino. Ibn Kathir spiega:

“Questo è un comando di Allah alle donne credenti e gelosia, da parte Sua, per le mogli dei Suoi servi credenti. Ciò serve anche a distinguere le donne credenti dalle donne della Jahiliyyah [la società degli infedeli] e le azioni delle donne pagane”.

[Puoi approfondire maggiormente in questo articolo]

Ma che cosa devono coprire? In un hadith, Aisha racconta che Maometto disse che

“quando una donna raggiunge l’età delle mestruazioni, non le si addice mostrare le parti del suo corpo tranne questo e questo, indicando il viso e le mani”.

Il Tafsir al-Jalalayn concorda che il Versetto 31 significa che, quando sono in pubblico, le donne devono coprire “tutto tranne il viso e le mani”.

Ma in un altro hadith, usato per sostenere che la donna debba coprirsi integralmente, una donna con un velo sopra il suo viso venne a vedere Maometto; stava cercando suo figlio che era stato ucciso in battaglia. Maometto le chiese:

“Sei venuta qui a chiedere di tuo figlio mentre ti copri la faccia col velo?” E lei rispose: “Io sono afflitta per la perdita di mio figlio, non voglio soffrire anche per la perdita della mia modestia”. Compiaciuto, Maometto le disse: “Tu otterrai la ricompensa di due martiri per tuo figlio” perché “è stato ucciso dal Popolo del Libro”.

Il Versetto 31 dice anche: “E che non battano i piedi così da rivelare quello che nascondono del loro “ornamento”. Ibn Kathir continua: “Durante la Jahiliyyah, quando le donne camminavano nelle strade indossando anelli alle caviglie e nessuno li poteva sentire, loro sbattevano i piedi così che gli uomini potessero udirne il tintinnio. Allah vietò questo comportamento alle donne credenti”. E: “Alle donne è anche proibito profumarsi quando escono di casa, per timore che gli uomini possano sentire il loro profumo”.

I Versetti 32-34 contengono leggi per il matrimonio e ordinano ai Musulmani di liberare i loro schiavi, se lo richiedono (v. 33), “purché” dice Ibn Kathir, “lo schiavo abbia delle capacità e mezzi di sostentamento così che possa ripagare al suo padrone la somma stabilita nel contratto”. I Musulmani non devono obbligare le loro schiave a diventare prostitute e vivere del loro guadagno, se le schiave desiderano restare caste (v. 33).

Quindi i Versetti 35-45 celebrano Allah. Egli è la luce dei cieli e della terra (v. 35, il Versetto che dà il nome a questa Sura), e delle case dei credenti che pregano e fanno l’elemosina (vv. 36-37) – mentre i miscredenti vivono nell’oscurità (vv. 39-40). Tutti gli esseri lo glorificano, ognuno a suo modo (v. 41); governa il mondo della natura (vv. 43-44); creò ogni animale dall’acqua (v. 45).

Ma ancora ci sono quelli che non credono o che fanno solo finta di credere e costoro sono ancora aspramente rimproverati, mentre i credenti sono lodati, nei Versetti 46-57. Allah ha inviato segni (ayat, rivelazioni o Versetti del Corano, v. 46), ma alcuni fanno solo finta di credere ad Allah e a Maometto: questi, in realtà, non sono credenti (v. 47). Alcuni di loro neppure vengono, quando Maometto li convoca (v. 48); se fossero stati sinceri, sarebbero venuti da lui disciplinatamente (v. 49). Sono dei malfattori (v. 50), mentre i credenti, quando Maometto li convoca, rispondono: “Ascoltiamo e ubbidiamo” (v. 51). Chi ubbidisce ad Allah e a Maometto, alla fine risulterà vincitore (v. 52) – una convinzione che oggi sostiene molti jihadisti, attraverso insuccessi e sconfitte.

Gli ipocriti giurano che lasceranno le loro case se Maometto lo ordinasse, ma invece di fare grandi giuramenti, basterebbe che ubbidissero (v. 53). Ibn Kathir spiega: “Allah parla degli ipocriti che hanno fatto promesse al Messaggero e giurato che, se avesse ordinato di uscire in battaglia, sarebbero andati”. Tuttavia, degli ipocriti “si sa che la vostra obbedienza è soltanto verbale e non è seguita dall’azione. Ogni volta che fate un giuramento, mentite”. Se si allontanano dal messaggio di Maometto, ne sopporteranno le conseguenze; lui ha fatto il suo dovere chiamandoli all’Islam (v. 54).

Quindi arriva una importantissima promessa: Allah stabilirà i credenti come padroni della terra (v. 55). “Questa”, dice Ibn Kathir,

“è una promessa di Allah al Suo Messaggero, che farà in modo che i componenti della sua Ummah [comunità] diventino i suoi successori sulla terra, cioè, essi [i Musulmani] diventeranno i comandanti e i reggitori dell’umanità, attraverso cui Egli riformerà il mondo e a cui il popolo si sottometterà, così che essi riceveranno in cambio una sicurezza garantita dopo i loro timori”.

Ibn Kathir  poi dice “questo è ciò che Allah ha effettivamente fatto” e racconta alcune delle prime conquiste Islamiche.

I versetti 58-64 danno le istruzioni per quando gli schiavi e i bambini dei credenti devono chiedere il permesso prima di andare alla presenza di Maometto; alle donne anziane, che possono andare scoperte in pubblico (sebbene sia meglio la modestia); su come salutare e mangiare insieme, così come chiedere chiedere il permesso prima di lasciare la presenza di Maometto, etc…

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