I Paesi musulmani del Golfo: ricchi ma avari

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DONANO IL DOPPIO RISPETTO AL 2013, MA SEMPRE BRICIOLE RISPETTO AL PIL

 

Il grafico mostra gli aiuti umanitari versati dai governi di Kuwait, Quatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti (UAE) negli ultimi dieci anni, in milioni di dollari.

 

I Paesi del Golfo donano più di prima, ma sempre poco

Come si vede, dal 2013 in poi, i contributi sono aumentati del 120%, passando dal 4% del totale degli aiuti umanitari statali al 9% del 2014. Tuttavia, l’83% continua ad arrivare da Europa e Nord America. Nel loro insieme, gli Stati del Golfo Persico, nel 2014 e nel 2015, hanno donato 1,7 miliardi di dollari, di cui 1,6 miliardi vengono dai quattro Paesi rappresentati nel grafico: Arabia Saudita, Kuwait, Quatar e Emirati Arabi Uniti. Questo ha fatto sì che Arabia Saudita e Quatar siano entrati nella classifica dei primi 20 Paesi “più generosi” del mondo. Peccato che nella classifica dei più ricchi, sia come Pil complessivo che come Pil pro capite, ci fossero già da decenni. Il Pil 2015 dell’Arabia Saudita è di 646.001,87 milioni di dollari e il Pil pro capite di 23.550 dollari. Il Quatar ha avuto un Pil di 166.908 milioni e un Pil pro capite di 85.430 dollari.

 

L’aumento delle donazioni nasce dalla guerra in Siria

Le donazioni governative degli Stati del Golfo sono raddoppiate a causa dei profughi dalla guerra in Siria. Pochissimi siriani vengono accolti sul territorio di questi Stati, che però almeno finanziano i campi in Turchia e in altri Paesi confinanti. L’aumento delle donazioni ha portato i Paesi del Golfo a integrarsi di più nel sistema del DAC (Developement Aid Committee), cioé il comitato dell’Ocse che coordina gli aiuti umanitari da parte degli Stati, finora guidato dai Paesi Occidentali, che hanno sempre contribuito molto più degli altri. Nel 2014, gli Emirati Arabi Uniti sono stati il primo Stato a unirsi al DAC senza fare parte dell’Ocse.

 

I problemi di trasparenza

I Paesi del Golfo tendono a donare nell’ambito di accordi bilaterali tra singoli Stati, in modo da poter utilizzare gli aiuti per condizionare la politica dei Paesi che li ricevono. Infatti, nessuno di essi ha mai sottoscritto i principi GHD (Good Pratice of Humanitarian Donorship), che impegnano, appunto, gli Stati più ricchi a non usare gli aiuti come mezzo per imporsi su quelli poveri. Spesso, la destinazione e l’utilizzo esatto dei fondi provenienti dal Golfo non vengono resi pubblici e, quindi, non c’è da stupirsi se il Quatar è stato più volte accusato di finanziare il terrorismo.

I dati si riferiscono al periodo 2005-2015
Fonte: UN OCHA e Banca Mondiale

(Fonte)