Bloggando il Corano: Sura 23, “I Credenti”

Commento al Corano: Sura 23, I Profeti
di ROBERT SPENCER (20, Aprile, 2008)

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Questa Sura proviene dalla parte centrale del periodo Meccano di Maometto, durante il periodo di carestia alla Mecca, che è riferita indirettamente nei versetti 75-76.  Omar, il secondo Califfo dei Musulmani dopo Maometto, ha riferito: “Questa Sura fu rivelata mentre ero presente e ho potuto osservare di persona lo stato del Santo Profeta durante la sua rivelazione. Quando la rivelazione finì, il Santo Profeta osservò: ‘In questa occasione mi sono stati inviati dieci Versetti tali che, chi li mette in pratica, sicuramente va in Paradiso’. Quindi recitò i Versetti iniziali della Sura”.

Questi Versetti, che “assicurano il Paradiso” (i Versetti 1-11) promettono il successo ai credenti (v. 1) – ricordando la chiamata del muezzin dal minareto, che dice, tra l’altro: “Venite alla preghiera, venite al successo”. Allah enumera le caratteristiche di coloro che andranno in Paradiso: pregano umilmente (v. 2) e con costanza (v. 9); si astengono da discorsi vani (v. 3); fanno l’elemosina ai poveri (v. 4); mantengono la parola data e osservano i patti (v. 8); e sono casti (v. 5) – ad eccezione che con le loro mogli e le loro schiave (v. 6). Il Tafsir al-Jalalayn spiega:eccetto che con le loro spose, cioè, le loro mogli, e quelle [schiave] che la loro mano destra possiede, cioè, le concubine, poiché non sono da condannare se hanno rapporti sessuali con loro”. Maududi asserisce che “il fatto che la gente che ha accettato il Messaggio del Santo Profeta abbia cominciato ad acquisire tali e tante nobili qualità di carattere è una prova pratica della verità del Messaggio”.

Poi, i Versetti 12-22 indicano vari elementi del mondo naturale come prova del potere di Allah: la creazione e la crescita degli esseri umani da “un prodotto di terra umida” (vv. 12-14); e varie caratteristiche del mondo naturale: la pioggia, gli alberi, il bestiame ecc. (vv. 17-22). Secondo un hadith riportato nel Mishkat al-Masabih, Maometto propone una opinione deterministica sul perché alcuni sono buoni e altri cattivi. Tutto dipende dal tipo di sabbia con cui furono fatti: “Allah prese una manciata di sabbia da ogni parte della terra e la mescolò con acqua in modo da fre del fango. Quindi Allah plasmò la forma di Sayyidina [Maestro] Adamo da questa pasta. Allah poi soffiò l’anima in questo impasto. I discendenti di Sayyidina Adamo saranno quindi simili alla porzione di sabbia da cui furono creati. Tra loro ci sono individui rossicci, individui bianchi, individui neri e altri con aspetti intermedi. Alcuni sono molli, altri duri, alcuni buoni, altri cattivi (secondo il tipo di sabbia)”.

I Versetti 23-52 ritornano alle storie di vari profeti: Noè (vv. 23-30); un anonimo profeta della generazione successiva a Noè (vv. 31-41); altri profeti non nominati inviati ad altri popoli (vv. 42-44); Mosè e Aronne (vv. 45-49); e Gesù (v. 50). Come abbiamo già visto in altre parti del Corano, questi racconti spesso ricordano le esperienze sofferte da Maometto con chi respingeva il suo messaggio. Così Maometto avverte i suoi oppositori che si stanno comportando esattamente come i nemici dei profeti antichi e che subiranno lo stesso giudizio divino. I nemici di Noè lo schernivano dicendo: “non è che un uomo come voi” (v. 24), e i critici dei profeti anonimi dicono le stesse cose (v. 33). E, in verità, Maometto è un uomo normale (18:110). Dicono anche che Noè è posseduto (v. 25) – ed è la stessa accusa che rivolgono a Maometto (44:14). I miscredenti negano che i morti risorgeranno (v. 37), proprio come ribatterono a Maometto (19:66).

Un’altra informazione fornita qui è che il messaggio di Maometto è lo stesso dei profeti precedenti e che “questa vostra Fratellanza è un’unica Fratellanza” – cioè, la Fratellanza dei Profeti (v. 52).

Ulteriori ammonimenti agli infedeli compaiono nei Versetti 53-90. Chi gode di prosperità in questa vita (vv. 55-56) non sfuggirà al giudizio. Chi crede “nei segni del Signore” – cioè, i Versetti del Corano (v. 58) e non associa compagni ad Allah (v. 59) sarà salvato. Allah non carica alcuna anima con un peso superiore a quello che può sopportare (v. 62). Gl’infedeli “si lamenteranno supplicando” nel Giorno del Giudizio (v. 64), ma Allah non li aiuterà (v. 65), perché quando i Versetti (“i segni”) del Corano furono recitati, essi voltarono le spalle (v. 66) e disprezzarono lo stesso Corano (v. 67). Il messaggio che è giunto a loro da Allah è lo stesso di quello inviato ai loro antichi padri  (v. 68). Accusano Maometto di essere posseduto (v. 69), proprio come i nemici di Noè dissero di lui (v. 25), ma, in realtà, Maometto ha semplicemente portato a loro la verità – ma la maggior parte di loro odia la verità. Maometto li chiama alla retta via (v. 73), che è l’Islam, ma anche se Allah liberasse i miscredenti dalle attuali difficoltà da cui sono colpiti (a causa della carestia presente alla Mecca), loro non crederebbero (vv. 75-76). Gl’infedeli non credono che i morti risorgeranno per essere giudicati (vv. 82-83), ma tutto appartiene ad Allah e ritornerà a Lui (vv. 84-89).

I Versetti 91-118 concludono la Sura con ulteriori ammonimenti ai miscredenti. Allah non ha generato un figlio, ma, se lo avesse fatto, ogni dio avrebbe combattuto con gli altri in favore di ciò che lui stesso aveva creato (v. 91). Ibn Kathir spiega: “Se fosse stato deciso che ci fosse una pluralità di dei, ognuno avrebbe avuto esclusivo controllo sopra ciò che aveva creato, così che non ci sarebbe mai stato alcun ordine nell’universo. Ma ciò che vediamo è che l’universo è ordinato e unito, con il regno superiore e quello inferiore connessi l’uno all’altro in modo perfetto”. E’ abbastanza interessante notare come l’idea della cooperazione tra i membri di un gruppo non venga assolutamente presa in considerazione.

Allah dice a Maometto di cercare rifugio in lui contro gl’infedeli (vv. 93-100). Nel Giorno del Giudizio gli sbeffeggiatori non troveranno nessuno che li aiuti (v. 101). Coloro, le cui buone azioni peseranno di più di quelle cattive, saranno salvati (v. 102), ma coloro, le cui malefatte saranno più pesanti, andranno all’inferno (v. 103), dove ghigneranno orribilmente dopo che le loro labbra saranno arse via (v. 104), come dice il Tafsir al-Jalalayn: “Il Fuoco ustionerà le loro facce, li brucerà, e loro quindi guarderanno torvamente, poiché le labbra superiori e inferiori saranno raggrinzite, scoprendo i denti”. Allah allora chiederà loro: “I Miei Segni [ayat, Versetti del Corano] non furono forse presentati a voi, e voi non faceste altro che trattarli come falsità?” (v. 105), e i dannati accamperanno delle scuse (v. 106) e supplicheranno per una seconda occasione (v. 107), che Allah non concederà (v. 108), perché loro erano soliti ridicolizzare i suoi servi (vv. 108-109). La vita è breve (v. 113), e Allah chiederà ai miscredenti: “Avete proprio creduto che vi avessi creato per scherzo e che non sareste stati riportati a Noi (per il rendiconto)?” (v. 115).

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