1953, Egitto: l’idea di imporre il velo alle donne era persino comica

[Documento storico] Nell’Egitto laico del 1953 il presidente Gamal Abd el-Nasser si prendeva gioco del movimento islamista dei Fratelli Musulmani e ironizzava sulla possibilità che le donne potessero essere obbligate a portare il velo.

È il 1953 quando il presidente egiziano Gamal Abd el-Nasser pronuncia questo discorso davanti ad una platea numerosa. Nasser, che governò l’Egitto dal 1956 al 1970, racconta il suo incontro con il consigliere generale dei Fratelli Musulmani, al quale aveva chiesto quali fossero le sue richieste.

Nel video si vede che la richiesta di «imporre il velo a tutte le donne» da parte dei Fratelli Musulmani provoca grandi risate e battute da parte di tutti i presenti.

Questo video ci deve far riflettere, perché ci fa capire che il più grosso errore che si possa fare con l’islam e le organizzazioni che si impegnano per diffonderlo, è quello della sottovalutazione.

Un tale divertimento di fronte alla proposta di obbligare le donne a portare il velo ci fa capire che in quegli anni, in Egitto (come in molte altre parti del mondo), l’Islam non veniva percepito come una vera minaccia, giacché le regole della sharia sembravano lontane dai costumi della società.

Eppure, la storia ce lo dimostra, le cose sono andate come in pochi si aspettavano.

La “guerra del velo” é da sempre uno dei principali punti programmatici dell “Islam politico”. Come ebbero a dire i Fratelli Musulmani: “La nostra marcia per il governo è iniziata quando abbiamo fatto velare le nostre colleghe all’universita”

Nei paesi dove oggi la maggior parte delle donne indossano lo chador, il niqab o addirittura il burqa fino a vent’anni fa, per parecchio tempo, questo tipo di abbigliamento era una cosa rara, mentre invece l’abbigliamento occidentale era il più comune.

Per un maggiore approfondimento consigliamo la lettura di questo ottimo articolo del Foglio.

Tutti i casi di stravolgimento della cultura dominante in favore dell’Islam ci rimandano alla strategia dell'”islamizzazione silenziosa”. La prima fase di questo tipo di islamizzazione (necessaria la dove la jihad armata non è praticabile) passa attraverso la sottomissione della donna, con le buone (in maniera subdola) o con le cattive (attraverso la legge o con la violenza). Ovviamente non c’è islamizzazione della donna se non c’è la sua sottomissione, e non c’è sottomissione se non c’è il velo. In uno Stato a maggioranza musulmana obbligare le donne a coprirsi (come vuole qualsiasi musulmano praticante) è molto più semplice, perché nel tempo è possibile sfiancare la loro volontà, annullandone la personalità, e così convincerle che quella sia davvero la cosa giusta.
Il motivo per cui l’islamizzazione della donna è una priorità è semplice: le donne sono le principali educatrici dei bambini, quindi se loro sono buone musulmane anche i bambini lo saranno. Se loro sono sottomesse all’uomo, anche i bambini saranno timorati di Allah. Se molti bambini cresceranno timorati di Allah una volta adulti si avrà una ummah (comunità musulmana) forte e numerosa, la quale potrà applicare la sharia. É per questo motivo che gli uomini musulmani sono terrorizzati dall’idea che le “loro” donne possano avere contatti con il “mondo esterno” senza un mahram (accompagnatore obbligatorio) sempre al loro fianco per tenerle sott’occhio: sanno benissimo che se le donne si emancipano abbracciando i valori di libertà occidentali la loro societá si indebolisce.

Altre foto sull’Egitto laico si possono visionare QUI.