Bloggando il Corano: Sura 32, “La Prostrazione”
Commento al Corano: Sura 32, “La Prostrazione”
di ROBERT SPENCER 25, (29 Giugno, 2008)
La Sura 32, “La Prostrazione,” risale alla parte centrale del periodo Meccano, e ripete molte note preoccupazioni che abbiamo già incontrato in altri capitoli del Corano. Maududi dice che “il tema principale della Sura è rimuovere i dubbi della gente a proposito del Tauhid [تَوحيد =l’assoluta unicità di Allah], dell’Aldilà e delle doti profetiche di Maometto, e per invitarla ad accettare ognuna di queste tre realtà”.
Il lettore attento di questa serie di commenti “Bloggando il Corano“, specialmente nelle ultime settimane, avrà notato che questi temi – rimuovere i dubbi della gente a proposito dell’unicità di Allah, del Giorno del Giudizio e del ruolo profetico di Maometto – sono preoccupazioni di molti, molti altri passaggi del Corano oltre questo capitolo, e così la Sura 32, in pratica, costituisce una specie di riepilogo e una rivisitazione di molte cose che abbiamo visto finora. La ripetizione, ovviamente, è uno strumento pedagogico, in particolare nelle culture orali.
E così sentiamo ancora che il Corano è vero oltre ogni dubbio e Maometto non lo ha contraffatto (vv. 1-2); e che Allah creò ogni cosa in sei giorni e che nessuno potrà intercedere per nessun altro nel Giorno del Giudizio (v. 4); e che Allah conosce ogni cosa (v. 6); e che gli esseri umani furono creati dall’argilla (v. 7); e che i miscredenti negano la resurrezione dei morti (v. 10); e che Allah rimprovererà i miscredenti nel Giorno del Giudizio e che li scaglierà all’inferno, dicendo loro di “assaggiare la punizione” per le loro cattive azioni (vv. 14, 20); e che i credenti recitano la preghiera, fanno l’elemosina (vv. 15-16) e riceveranno una ricompensa (v. 17). (Per inciso, quando i Musulmani sentono il riferimento alla prostrazione del Versetto 15, e altri Versetti del Corano che si riferiscono alla prostrazione, loro stessi devono farne una; alcune edizioni del Corano hanno un segno particolare a margine di ogni Versetto che prevede una prostrazione, così che il lettore viene informato di quanto gli è richiesto)
A proposito di questo, uno dei primi Musulmani, Mu’adh bin Jabal, una volta chiese a Maometto:
“O Profeta di Allah, dimmi una azione che mi garantirà l’ammissione al Paradiso e mi manterrà lontano dall’inferno”.
Maometto rispose:
“Hai fatto una domanda su qualcosa di grande, ed è una cosa facile per coloro a cui Allah la rende facile. Adora Allah e non associare nessuno a Lui, recita regolarmente le preghiere prescritte, paga la Zakah, digiuna durante il Ramadan e compi il pellegrinaggio alla Casa”. Poi chiese a Mu’adh: “Non devo anche dirti della più grande di tutte le cose e dei suoi pilastri e del suo apice?”
Quando Mu’adh rispose affermativamente, Maometto disse:
“La più grande di tutte le cose è l’Islam, i suoi pilastri sono le preghiere, e il suo apice è la jihad in favore di Allah“.
E disse a Mu’adh che tutto questo dipende dal tenere a freno la propria lingua.
I miscredenti non sono uguali ai credenti (v. 18) – perché, in verità, i credenti sono “la gente migliore” (3:110) mentre i miscredenti sono “i più abietti di tutte le creature” (98:6).
Vediamo qualcosa di nuovo nell’affermazione che tutto quello che Allah ha creato è buono (v. 7). Ciò sembra contraddire l’idea che Allah creò molti jinn e molti uomini solo per l’infero (7:179 e il Versetto 13 di questa Sura).
I miscredenti saranno puniti in questa vita e pure nella prossima (v. 21). Questa è un’idea che ha implicazioni per gli aspetti politici dell’Islam – dato che i dhimmi, cioè, il Popolo del Libro (in particolare Ebrei e Cristiani) nello stato Islamico devono manifestare “una volontaria sottomissione” ai Musulmani e “sentirsi essi stessi soggiogati” (9:29), diventa responsabilità dello stato Islamico assicurare che ciò si realizzi, così che assaggino la punizione per la loro incredulità, non solo nella prossima vita, ma anche in questa. Ibn `Abbas e molti altri hanno spiegato l’idea del Versetto 21 in questo modo:
“I tormenti più vicini significano malattie e problemi di questo mondo, e le cose che capitano alla gente come una prova di Allah per i Suoi servi affinché si pentano e ritornino a Lui”.
In parte, queste prove devono essere istituite dallo Stato Islamico, imponendo ai dhimmi uno stato di “cittadini di seconda classe” e una discriminazione istituzionalizzata, al fine di spingerli al pentimento e alla conversione. Perché non c’è peggior peccatore di chi ignora i segni di Allah (v. 22) — che, come abbiamo visto, includono i Versetti del Corano.
Quindi seguono temi più familiari: Allah ricorda a Maometto che ha consegnato a Mosè un libro (v. 23), senza che qui ci venga ancora riproposto un riassunto di tutta la storia di Mosè o di parti di essa. Tuttavia, come nelle precedenti ripetizioni degli avvenimenti della carriera di Mosè (come abbiamo visto in più di una occasione), Maududi dice che qui il punto focale è ancora a proposito di Maometto: “Quindi viene affermato: ‘Questo non è il primo evento, né un evento insolito che un libro sia stato inviato a un uomo da Dio. Prima il Libro fu inviato anche a Mosè, che tutti conoscete. In questo non c’è nulla di strano di cui dobbiate meravigliarvi. State sicuri che questo Libro è giunto da Dio, e rassicuratevi quindi che la stessa cosa sta accadendo adesso come già accadde ai tempi di Mosè. Il comando adesso sarà conferito solo a chi accetterà questo Libro Divino. Chi lo respinge sarà condannato al fallimento'”.
Pickthall traduce la prossima frase del Versetto 23 come “Così non abbiate dubbi nel riceverlo”, ma il Tafsir al-Jalalayn ed altri la traducono come “non avere dubbi sull’incontro con lui”, considerandola riferita al Viaggio Notturno di Maometto in Paradiso, durante il quale incontrò Mosè e altri Profeti. Allah nominò dei capi per i Figli di Israele (v. 24), e, nel Giorno del Giudizio giudicherà tra le loro bisticcianti fazioni (v. 25). Ma non si rendono conto della lezione rappresentata dai popoli che Allah distrusse in precedenza (v. 26)? Ma non vedono i segni nel mondo della natura (v. 27)? E loro sbeffeggiano, chiedendo quando ci sarà il Giorno del Giudizio (v. 28). Allah dice a Maometto di rispondere che non servirà a nulla diventare credenti in quel Giorno (v. 29).