Bloggando il Corano: Sura 18, “La Caverna”, Versetti 1-59

Commento al Corano: Sura 18, La Caverna, Versetti 1-59
di ROBERT SPENCER (9, Marzo, 2008)

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La Sura 18, “La Caverna”, un’altra sura meccana, occupa un posto unico nella religiosità Musulmana. Maometto disse che chi impara a memoria i primi dieci versetti di questo capitolo (o, in altre versioni, gli ultimi dieci) sarebbe “stato al sicuro dal Dajjal” – la versione Islamica dell’anti-Cristo. Un altro hadith riporta che Maometto disse che se un Musulmano recita la sura 18 di Venerdì, “essa lo illuminerà di luce da un Venerdì fino al successivo”. Un’altra versione dice che chi lo fa, sarà “immune da ogni fitnah [sommossa, sedizione] che dovesse succedere”. Essa contiene anche, come vedremo, parte del materiale chiave per il folklore Islamico e per il misticismo Sufi.

Secondo Ibn Ishaq, questo capitolo fu rivelato dopo che i pagani Quraish mandarono un emissario ai Rabbini Ebrei di Medina, chiedendo loro un parere sulle pretese profetiche di Maometto. I Rabbini risposero:

Chiedetegli le tre cose che vi diremo di chiedergli, e, se risponde alle domande, allora è un Profeta che è stato inviato (da Allah); se invece non risponde, allora sta dicendo cose non vere, nel qual caso dipenderà da voi come lo tratterete. Chiedetegli di alcuni giovani uomini dei tempi antichi, quale fu la loro storia. Poiché la loro è una storia strana e meravigliosa.

Questa storia è raccontata nei Versetti 9-26.

I Rabbini continuarono:

Chiedetegli di un uomo che viaggiò moltissimo e che raggiunse l’est e l’ovest della terra. Quale fu la sua storia?

Questa storia è narrata nei Versetti 83-98.

E chiedetegli del Ruh (anima o spirito) – che cos’è? Se vi risponde a proposito di queste tre cose, allora è un Profeta, quindi seguitelo, ma se non vi risponde, allora è un uomo che inventa le cose, così trattatelo di conseguenza, come vi sembra giusto.

Così questa sura è presentata, almeno sotto questo aspetto, come una convalida della pretesa di Maometto di essere un profeta.

I Versetti 1-8 servono come una introduzione, lodando il Corano, in cui non c’è “disonestà” (v. 1). Maulana Bulandshahri commenta: “Ciò significa che nel Corano non ci sono né iniquità né confusione di parole. Non manca neppure l’eloquenza, né esistono discrepanze”. Allah lo ha reso chiaro per avvisare i miscredenti della loro imminente terribile punizione (v. 2), ed anche per ammonire coloro che dicono che Allah ha generato un figlio (v. 4) – cioè i Cristiani, come pure gli Ebrei che, secondo 9:30, pretendono che Ezra fosse il figlio di Dio.

Allah consola Maometto per l’afflizione causatagli dall’ostinazione dei miscredenti (v. 6), e gli ricorda che le attrattive di questa vita sono solamente una prova (v. 7).

Quindi i Versetti 9-26 raccontano la storia dei “compagni della Caverna e dell’Iscrizione” (Al-Kahf e Ar-Raqim, v. 9). Al-Kahf è la caverna in cui i ragazzi dormirono per 300 o 309 anni (v. 25, la differenza è dovuta alla discrepanza tra il calendario solare e quello lunare), miracolosamente protetti da Allah. Non c’è accordo sul significato di Al-Raqim; alcuni dicono che si riferisce a una valle o a una montagna nelle vicinanze, mentre Anas e Sha‘bi ribattono che era il nome del loro cane, che rimase con loro e che è menzionato nei Versetti 18 e 22. Sa‘id bin Jubayr sostenne che era “una tavoletta di pietra sulla quale avevano scritto la storia della gente della Caverna, che poi fu posta all’ingresso della Caverna” – di qui, “L’Iscrizione”.

Secondo Ibn Kathir, costoro erano “ragazzi o giovanotti” che “accettavano la verità ed erano meglio guidati dei loro anziani che si erano cocciutamente intestarditi nelle loro credenze e si erano attaccati ad una religione di falsità”. Essi riconoscevano l’unicità di Allah e rifiutavano gli idoli della loro gente; Allah li protegge dagli idolatri, riparandoli nella caverna (vv. 14-16).

Benché i giovani fossero rimasti nella caverna per tre secoli, quando fu loro chiesto quanto tempo vi fossero rimasti, risposero:

Ci siamo rimasti (forse) un giorno, o parte di un giorno (v. 19).

Allah “li girava prima sul lato destro e poi sul lato sinistro” (v. 18) – probabilmente per preservare i loro corpi dalla decomposizione mentre dormivano, perché, dice Ibn Abbas,

Se essi non fossero stati girati, la terra li avrebbe consumati.

Il loro cane, intanto, “stava allungando le zampe anteriori, disteso sulla soglia” (v. 18) – in altre parole, non era proprio dentro la caverna, in modo da non impedire agli angeli di entrare. “Egli sedeva fuori della porta” spiega Ibn Kathir, “perché gli angeli non entrano in una casa in cui ci sia un cane, come è stato riportato in As-Sahih, né entrano in una casa in cui ci sia un’immagine o una persona in stato di impurità rituale o un miscredente, come è stato raccontato nell’Hadith Hasan”. Bukhari riporta questa tradizione, nella quale Maometto dice: “Gli angeli non entrano in una casa in cui ci sia un cane o un’immagine di una creatura vivente”. Ciò nonostante, continua Ibn Kathir: “La benedizione di cui godevano si estese anche al loro cane, così che il sonno che li avvolse avvolse anche lui. Questo è il vantaggio di accompagnare le persone buone e così questo cane ottenne fama e prestigio. Si disse che era il cane da caccia di una di quelle persone, che è l’opinione più appropriata, oppure che era il cane del cuoco del Re, che condivideva le loro credenze religiose e che portò il suo cane con sé”.

Questo è un adattamento della storia Cristiana dei Sette Dormienti di Efeso (benché il Corano sia meno sicuro del loro numero – vedi il v. 22) che sono venerati come santi dalla Cristianità Bizantina. Questi sono ragazzi che si rifugiarono in una caverna per sfuggire ai pagani nell’Impero Romano pre-Cristiano, furono miracolosamente protetti e si svegliarono dopo che l’Impero era diventato Cristiano. (Tuttavia Ibn Kathir ritiene che la storia sia pre-Cristiana, dato che i Rabbini Ebrei la conoscono e interrogano Maometto a questo proposito per convalidare le sue doti profetiche)

Nei Versetti 27-44, dopo una breve invocazione sui giardini del Paradiso (vv. 27-31), c’è una articolata parabola su di un uomo che valutava le cose di questo mondo più dell’obbedienza ad Allah. Il messaggio è lo stesso dell’Evangelista Luca in 12:15-21: “Folle! Questa stessa notte ti verrà richiesta la tua anima; e di chi saranno allora tutte le cose che hai preparato?”

Quindi i Versetti 45-59 ripetono ammonimenti sull’imminente Giorno del Giudizio (v. 49). Il rifiuto di Satana di inchinarsi di fronte ad Adamo è nuovamente ricordato e Allah ammonisce  di non seguirlo nella sua disobbedienza (v. 50). Qui Satana è definito come uno dei Ginn, a differenza della sua identificazione altrove come un angelo – vedi la discussione di 7:11-25. Quelli che i miscredenti hanno associato ad Allah, non saranno di nessun aiuto in quel Giorno (v. 52). Allah ha inviato messaggeri, ma i miscredenti si fecero beffe di loro (v. 56). Ed essi saranno distrutti (v. 59).

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