Bloggando il Corano: Sura 1, “L’Aprente”

Commento al Corano: Sura 1, “L’Aprente”
di ROBERT SPENCER (3 Giugno 2007)

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La Fatiha (l’Apertura o l’Aprente) è la prima Sura (Capitolo) del Corano e la preghiera più comune dell’Islam. Se sei un Musulmano devoto che recita le preghiere cinque volte al giorno come prescritto, nel corso delle tue preghiere, reciterai la Fatiha diciassette volte. Secondo diversi hadith, il Profeta dell’Islam, Maometto, disse che la Fatiha era superiore ad ogni altra cosa rivelata da Allah (in Arabo, è la parola usata dai Cristiani e dagli Ebrei di lingua Araba, oltre che dai Musulmani, per indicare “Dio”) nella Torah, nel Vangelo, o nel resto del Corano. E certamente essa racchiude in modo efficace ed eloquente molti dei principali temi del Corano e dell’Islam in generale: Allah come il “Signore dei Mondi”, l’unico che deve essere adorato, l’unico a cui chiedere aiuto, il Giudice Misericordioso di tutte le anime nell’Ultimo Giorno.

Nella teologia Islamica, Allah è l’autore di ogni parola del Corano. Qualcuno ha trovato strano che Allah abbia detto qualcosa come “sia lode ad Allah, Signore dei mondi”, ma l’interpretazione tradizionale Islamica è che Allah rivelò questa preghiera a Maometto molto presto nella sua carriera di Profeta (che iniziò nel 610 AD, quando ricevette la prima rivelazione da Allah mediante ‘Arcangelo Gabriele, una rivelazione contenuta nel novantaseiesimo capitolo del Corano) in modo che i Musulmani sapessero come pregare.

Ma sono i due ultimi versetti della Fatiha che provocano una seria preoccupazione nei non Musulmani, e proprio per questi è stata recentemente menzionata dai media. Un Imam sciita, Husham Al-Husainy, alimentò una infuocata controversia, parafrasando questo passaggio durante una preghiera in un raduno invernale del Comitato Nazionale Democratico, dando l’impressione di pregare per la conversione all’Islam dei politici convenuti al raduno. Poi l’Imam Yusuf Kavakci della Moschea Centrale di Dallas recitò la Fatiha al Senato dello Stato del Texas, facendo sorgere le stesse preoccupazioni.

I due versetti finali della Fatiha chiedono ad Allah: “Mostraci la retta via, la via di coloro che tu hai favorito, non (la via) di coloro che guadagnano la tua ira, né quella di coloro che hanno deviato”. L’interpretazione Islamica tradizionale afferma che la “retta via” è l’Islam (cfr. il libro dell’apologeta Islamico John Esposito : Islam, la retta via). La via di coloro che si sono guadagnati l’ira di Allah è quella degli Ebrei, mentre quelli che hanno deviato sono i Cristiani.

Il classico commentatore del Corano Ibn Kathir spiega che “le due vie che Egli menziona sono entrambe erronee” e che queste “due vie sono le vie dei Cristiani e degli Ebrei, un fatto a cui il credente deve dare molta attenzione, in modo da poterle evitare. La via dei credenti è conoscere la verità e comportarsi in accordo con essa. Al contrario, gli Ebrei hanno smesso di comportarsi secondo la religione, mentre i Cristiani hanno smarrito la vera conoscenza. Ecco perché “l’ira” si abbatte sugli Ebrei, mentre essere descritti come “fuorviati” è più appropriato per i Cristiani”.

Il commento di Ibn Kathir su questo passaggio non è una isolata interpretazione “estremista”. In effetti, la maggior parte dei commentatori Musulmani ritengono che gli Ebrei sono quelli che si sono meritati l’ira di Allah e i Cristiani quelli che hanno sbagliato direzione. Questa è l’opinione di Tabari, Zamakhshari, il Tafsir al-Jalalayn, il Tanwir al-Miqbas min Tafsir Ibn Abbas, e Ibn Arabi, oltre al già citato Ibn Kathir. Una opinione contraria, ma minoritaria, è quella di Nisaburi, che dice che “quelli che sono incappati nell’ira di Allah sono i negligenti (la gente della negligenza), e che quelli che hanno perso la retta via sono gli intemperanti (la gente dell’intemperanza).”

I Wahabiti si attirarono critiche, alcuni anni fa, per avere aggiunto “come gli Ebrei” e “come i Cristiani” come annotazioni tra parentesi in questo passaggio del Corano stampato in Arabia Saudita. Alcuni commentatori Occidentali immaginarono che furono i Sauditi ad alimentare questa interpretazione e quindi anche tutta l’idea dell’ostilità del Corano contro Ebrei e Cristiani. E quindi tutti i Musulmani nel mondo imparano di conseguenza che la principale preghiera della loro fede condanna Ebrei e Cristiani.

Ma sfortunatamente, questa interpretazione è rispettata e accettata come ortodossa dalla teologia Islamica. E’ veramente poco probabile che la pubblicazione tra parentesi di questa interpretazione in una traduzione del Corano possa influenzare i Musulmani ovunque. In ogni caso è sempre il testo Arabo ad essere considerato la norma, e infatti tanti commentari accreditati esprimono la convinzione che in questo passo si critichino Ebrei e Cristiani. Diciassette volte al giorno per un Musulmano osservante.

Bisogna sottolineare che io non sto dicendo che l’interpretazione anti-Ebrea e anti-Cristiana della Fatiha è l’interpretazione “corretta”. Benché io non creda che i testi religiosi siano malleabili ad infinitum e che possano essere stiracchiati fino a fargli dire quello che il lettore desidera, come alcuni apparentemente fanno, in questo caso, l’interpretazione di Nisaburi ha la stessa verosimiglianza dell’altra: non c’è assolutamente nulla nel testo che obblighi a ritenere che sta parlando di Ebrei e Cristiani. Ed è anche degno di nota il fatto che, nel suo monumentale commentario del Corano in 30 volumi, dal suggestivo titolo Fi Zilal al-Qur’an (All’ombra del Corano), il teorico della jihad del ventesimo secolo, Sayyid Qutb non menziona Ebrei e Cristiani in relazione a questo passaggio. D’altra parte, l’idea dell’Islam che gli Ebrei si siano meritati l’ira di Allah e i Cristiani abbiano deviato dalla retta via non dipende solo da questo passaggio. Gli Ebrei si sono guadagnati l’ira di Allah per avere respinto Maometto (2:87-90), e i Cristiani hanno deviato dalla retta via per credere alla divinità di Cristo (5:72).

Anche gli Hadith, le tradizioni delle parole e degli atti di Maometto e dei primi Musulmani, contengono materiale che lega gli Ebrei all’ira di Allah e i Cristiani alla sua maledizione, risultante nella loro perdita della retta via (anche gli Ebrei sono maledetti, secondo il Corano 2:89, ed entrambi sono maledetti secondo 9:30). Un Hadith racconta che uno dei primi Musulmani, Zaid bin ‘Amr bin Nufail, durante i suoi viaggi incontrò un saggio Ebreo e poi un saggio Cristiano. Il saggio Ebreo gli disse: “Tu non abbraccerai la nostra religione a meno che tu non riceva la tua parte dell’ira di Allah” e il saggio Cristiano disse: “Tu non abbraccerai la nostra religione, a meno che tu non riceva una parte della maledizione di Allah”. Non c’è bisogno di aggiungere che Zaid divenne Musulmano.

Alla luce di questi brani e di altri simili, non deve sorprendere se molti commentatori Musulmani si sono convinti che la Fatiha racchiude queste due idee.

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