Bloggando il Corano: Sura 6, “Il Bestiame”, Versetti 84-165

Commento al Corano: Sura 6, ““Il Bestiame”, Versetti 84-165
di ROBERT SPENCER (07, Ottobre, 2007)

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I Versetti 84-90 della Sura 6, “Il Bestiame”, sviluppano l’argomento precedente del rifiuto dell’idolatria da parte di Abramo, enumerando gli altri profeti dell’Islam (ricordiamo che secondo il Corano, 3:67, Abramo era un Musulmano): Noè, prima di Abramo, poi i figli di Abramo, Isacco e Giacobbe, e dopo questi, Davide, Salomone, Giobbe, Giuseppe, Mosè, Aronne, Zaccaria, Giovanni Battista, Gesù, Elia, Ismaele, Eliseo, Giona e Lot. Ovviamente, questi sono tutti figure bibliche, benché si vedrà più avanti che il Corano descrive alcuni profeti che non appaiono nella Bibbia. Comunque il Corano colloca Maometto all’apice della perfezione della tradizione profetica della Bibbia, spiegando la differenza tra ciò che i Cristiani e gli Ebrei credono che Abramo, Mosè, Gesù e gli altri profeti abbiano rivelato e ciò che i Musulmani credono abbiano detto prima che i Cristiani alterassero le loro stesse scritture.

I Versetti 91-103 enfatizzano l’unicità di Allah e la dipendenza di tutte le creature da Lui. Il Versetto 91 comincia proprio con un’altra accusa che gli Ebrei non obbediscono alle rivelazioni fatte a Mosé: loro lo mostrano (“lo avete diviso in vari volumi, solo per mostrarlo”) ma non lo obbediscono (essi “nascondono gran parte del suo contenuto”). Allah redarguisce chi dice che non ha rivelato alcunché agli esseri umani. Secondo l’ Ad-Durrul Manthur di As-Suyuti, questo versetto fu rivelato dopo che Maometto canzonò un “imponente” sapiente Ebreo di nome Malik bin Sayf. Maometto gli domandò: “Hai visto nella Torah che Allah detesta un sapiente “imponente”?”. Malik bin Sayf era furibondo e urlò: ” Per Allah! Allah non ha mai rivelato alcunché agli esseri umani!”. La sua sfuriata è citata e censurata nel Versetto 91.

Il Corano è “il libro più benedetto”, che conferma le precedenti rivelazioni. Esso istruisce Maometto di avvertire la “Madre dei Villaggi” – cioè la Mecca – del prossimo giudizio di coloro che non accettano l’Islam (v. 92) e “inventano bugie contro Allah” (v. 93). Ognuno apparirà solo davanti ad Allah nel Giorno del Giudizio, senza alcun aiuto dagli amici o dalla famiglia (v. 94). I Versetti 95-103 contengono una commovente meditazione su come Allah fa crescere ogni cosa, manda la pioggia e sorveglia tutte le cose: “Nessuna vista lo può scorgere, ma Lui possiede ogni visione: Lui è al di sopra di ogni comprensione, eppure conosce ogni cosa” (v. 103). (لاَّ تُدْرِكُهُ الأَبْصَارُ وَهُوَ يُدْرِكُ الأَبْصَارَ وَهُوَ اللَّطِيفُ الْخَبِ) Un Versetto magnifico in ogni lingua. Il Versetto 101 tenta una reductio ad absurdum della dottrina Cristiana dell’Incarnazione: “Come può avere un figlio se non ha una moglie?”. Ibn Kathir si chiede:

Come può ottenere una moglie dalla Sua creazione che sia adeguata alla Sua maestà, quando non c’è nessuno come Lui? Come può avere un figlio? Allora in verità, la gloria di Allah è troppo superiore per avere un figlio.

L’idea che paternità e discendenza possano non essere considerate in termini fisici, non è neppure presa in considerazione.

Nei Versetti 104-117 Allah dice a Maometto di “allontanarsi da chi associa degli dei ad Allah” (v. 106), perché “se Allah avesse voluto, non sarebbero stati idolatri”, e questo non è un problema di Maometto: “Non ti abbiamo posto come sorvegliante su di loro, e tu non sei responsabile per loro” (v. 107). I Musulmani non devono insultare gli dei degli idolatri, per evitare che gli idolatri insultino Allah (v. 108); secondo il Lubabun Nuqul di As-Suyuti, Allah rivelò questo versetto in risposta ad un incidente reale, quando i pagani risposero alla denigrazione dei loro dei da parte dei Musulmani, denigrando Allah. Ogni Profeta ha nemici – demoni che sono sia umani che jinn (v. 112). I jinn (da cui proviene il termine Italiano “genio”) sono spiriti che possono vedere gli esseri umani, ma che gli esseri umani non possono vedere. I messaggeri di Allah sono andati anche da loro (v. 130).

I Versetti 118-121 prescrivono ai Musulmani di non mangiare carne a meno che il nome di Allah non sia stato pronunciato su di essa; questo è il fondamento della preparazione della carne halal, che prescrive che la vena giugulare, la trachea e l’esofago dell’animale siano tagliati dopo che il macellaio abbia recitato “nel nome di Allah”. I Musulmani diventerebbero “miscredenti” se obbedissero ai consigli dei miscredenti su questo argomento (v. 121). Secondo Ibn Kathir, ciò significa che

quando ti allontani dal comando di Allah e dalla Legge per seguire chiunque altro, preferendo qualcos’altro rispetto a quello che ha detto Allah, allora ciò costituisce Shirk.

(Shirk, ovviamente, è il peccato più grave di tutti, l’associazione di altri ad Allah). Questa è una delle ragioni per cui la democrazia ha avuto così grandi difficoltà a mettere radici nei paesi Islamici.

I Versetti 122-134 riprendono il tema della perversità dei miscredenti che chiedono “segni” ad Allah, ma che non sono disposti a credere neppure se li ricevono. Che uno diventi Musulmano o no, dipende esclusivamente dalla volontà di Allah, se Allah vuole condurlo all’Islam o se invece allontanarlo dalla retta via (v. 125). Seguendo la “retta via” (v. 126) dell’Islam, i Musulmani renderanno Allah loro amico (v. 127). I Versetti 128-131 si indirizzano sia ai Jinn, che agli uomini, ammonendoli dello stesso Giudizio finale. Ibn Jarir e Dhahak sostengono che ai Jinn furono inviati profeti Jinn; invece Mujahid e Ibn Jurayj controbattono che i Jinn ascoltarono i Profeti umani. Questa è la tradizione più accettata.

I Versetti 135-145 criticano varie pratiche pagane, in particolare il sacrificio dei bambini (Versetti 137, 140). “Non essere prodigo” (v. 141) si riferisce, secondo Ibn Jurayj, all’eccessivo entusiasmo nella carità: “Questo Ayah fu rivelato a proposito di Thabit bin Qays bin Shammas, che raccolse i frutti delle sue palme da dattero. Allora disse tra sé e sé: “Oggi nutrirò con questi datteri chiunque venga da me. Così continuò a nutrire tutti quelli che venivano, fino a sera e allora si trovò senza più datteri”. Altri, invece, sostengono che questo Ayah prescrive semplicemente, in generale, di non sprecare. I Versetti 142-144 vietano varie usanze pagane riguardo l’uso degli animali.

Poi, i Versetti 146 e 147 specificano i particolari delle leggi alimentari degli Ebrei. Allah dice a Maometto che se gli Ebrei lo accusano di mentire a questo proposito, deve rispondere: “Il vostro Signore è pieno di misericordia infinita; ma la Sua ira non si allontanerà mai dalla gente colpevole”. Ibn Kathir osserva che: “nel Corano, spesso Allah unisce gli incoraggiamenti alle minacce”.

La Sura termina con un appello finale ai miscredenti nei Versetti 148-165. Secondo Ibn Mas‘ud, i Versetti 151-153, un sunto di ciò che è proibito dall’Islam, costituiscono “il testamento del Messaggero di Allah su cui egli pone il suo sigillo”. Non si deve uccidere, poiché Allah ha reso sacra la vita, “eccetto che per la giustizia e la legge” (v. 151). Ma cosa significa? Maometto spiega che

il sangue di un Musulmano … non può essere versato se non in tre casi: nel Qisas [Vendetta] per omicidio, o se una persona sposata ha rapporti sessuali illegittimi, o se uno rinuncia all’Islam (apostata) e abbandona i Musulmani.

Così l’adulterio, l’apostasia e la vendetta sono giustificazioni per spegnere una vita. I Versetti 153 e 161 ripetono che l’Islam è la retta via.

Allah “vi metterà alla prova secondo i doni che vi ha dato” (v.165). Maometto spiega anche questo: “In verità, questa vita è piacevole e verde, e Allah vi fece vivere su questa terra generazione dopo generazione per vedere cosa farete. Pertanto, state attenti a questa vita e state attenti alle donne, perché la prima prova che subirono i Figli di Israele fu con le donne”.

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