Bloggando il Corano: Introduzione

COMMENTO AL CORANO di ROBERT SPENCER

Traduzione di Paolo Mantellini (2007)

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Per capire le motivazioni e gli obiettivi dei terroristi della Jihad Islamica, un buon modo per cominciare potrebbe essere esaminare ciò che essi stessi dicono, del perché fanno quello che fanno e di che cosa vogliono. Questo ci conduce al Corano, il Libro Sacro dell’Islam. I combattenti della Jihad lo citano con grande frequenza e si presentano come coloro che seguono “il puro Islam”, la religione vera, come è insegnata dal Corano e dalla Tradizione Islamica. Per questo, nel corso della mia attività per spiegare gli obiettivi dei jihadisti, ho citato il Corano ad ogni pié sospinto e raramente ho trascorso una giornata senza ricevere l’accusa di “selezionare ad arte” solo brani violenti e di citarli “fuori contesto“. Allo stesso tempo, il Council on American Islamic Relations e molti altri gruppi Musulmani sostengono che per capire il vero, pacifico Islam, dobbiamo leggere il Corano.

Così, nel corso dei prossimi mesi, mi impegnerò a leggerlo e a discuterlo, in una serie di articoli. Tutto. Non brani “selezionati ad arte” o “fuori contesto”. Tutto intero, dall’inizio alla fine. Qualcuno di voi probabilmente conosce la rubrica di David Plotz sul sito Slate, “Bloggando la Bibbia”. Questa rubrica sarà simile a quella, ma, piuttosto che scrivere solo quello che io sento o provo a proposito di un certo brano, io, a differenza di Plotz, riferirò anche i commenti del Corano di parte Musulmana. Quindi cercherò di spiegare come la maggioranza dei Musulmani che studiano il Corano interpretano ogni brano e quale potrebbe essere la sua importanza per i non Musulmani.

Chi mi legge ha bisogno di un Corano. Il Corano è essenzialmente “un Corano Arabo” (come lo stesso Corano definisce sé stesso ripetutamente: vedi 12:2; 20:113; 39:28; 41:3; 41:44; 42:7; e 43:3). Il suo significato può essere esposto in altre lingue, ma queste traduzioni non sono “il Corano”, che, se non è in Arabo, non è più sé stesso. Alcuni studiosi Musulmani sostengono addirittura che il Corano non può essere completamente capito se non in Arabo, ma il profluvio di traduzioni fatte da Musulmani per Musulmani che non parlano Arabo (che nel mondo di oggi sono la stragrande maggioranza) e anche per convertire i non Musulmani contraddice questa asserzione. Qui e qui ci sono le più famose traduzioni Inglesi, tra cui quelle di Abdullah Yusuf Ali, di Mohammed Marmaduke Pickthall e di M. H. Shakir, insieme ad altre. Qui c’è un’altra popolare traduzione Inglese, quella di Muhammad Asad. E qui c’è una raccolta di dieci traduzioni Inglesi del Corano.

[Esistono diverse traduzioni a stampa del Corano in Italiano ma noi consigliamo quella di Luigi Bonelli. Tra le versioni on-line in italiano del Corano la più nota è quella dell’UCOII di Hamza Piccardo, secondo noi “addolcita” per rendere il contenuto del Corano meno incompatibile con la sensibilità del lettore medio occidentale. Detto questo, nostro malgrado, per praticità saremo costretti ad usarla, almeno per il commento a quei versetti il cui significato originale non è stato nascosto. N.d.ISLAMICAMENTANDO.]

Secondo la tradizione Islamica classica, il Corano è la perfetta copia di un libro esistito dall’eternità presso Allah, l’unico vero Dio, in Paradiso: “è una trascrizione del libro eterno [in Arabo, “madre del libro”] nella Nostra custodia, sublime, e ripieno di saggezza” (43:4). L’angelo Gabriele lo ha rivelato “a puntate” a Maometto (570-632), un mercante Arabo. Come Gesù, anche Maometto lasciò ad altri il compito di mettere per iscritto i suoi messaggi. Ma a differenza di Gesù, Maometto non era l’autore del messaggio, ma servì solo per trasmetterlo. Per i Musulmani il Corano è la pura Parola di Allah. Essi sottolineano il suo carattere poetico come prova che non fu elaborato da Maometto, che dicono fosse analfabeta, ma direttamente dall’Altissimo, che dettò ogni parola. Il Musulmano medio crede che tutto il contenuto del libro è assolutamente vero e che il suo messaggio è valido per tutti i tempi e per tutti i luoghi.

Questa è una asserzione molto più forte di quella sostenuta dai Cristiani a proposito della Bibbia. Quando i Cristiani, di qualsiasi confessione, affermano che la Bibbia è la Parola di Dio, essi non sostengono che Dio la pronunciò parola per parola e che è completamente scevra da ogni intervento umano — al contrario, c’è l’idea dell'”ispirazione”, che Dio ispirò autori umani, utilizzando la loro conoscenza umana per comunicare ciò che voleva. Ma per i Musulmani, il Corano è più che ispirato. Non c’è, non ci potrebbe essere nel Corano un passaggio come quello di I Corinzi 1:14-17 nel Nuovo Testamento, dove Paolo dice: “Ringrazio Dio di non aver battezzato nessuno di voi, se non Crispo e Gaio, perchè nessuno possa dire che siete stati battezzati nel mio nome. Ho battezzato anche, è vero, la famiglia di Stefana, ma degli altri non so se abbia battezzato qualcuno”. La memoria difettosa di Paolo dimostra l’elemento umano del Nuovo Testamento che per i Cristiani non nega il carattere ispirato del testo, ma coesiste con l’ispirazione. Ma nel Corano, Allah è l’unico che parla (se pure con qualche eccezione degna di nota). Non ci sono elementi umani. Il libro è la pura e autentica Parola Divina.

Allah in persona glielo dice, nello stesso Corano: “Questa è una scrittura potente. La menzogna non può raggiungerla dal davanti o dal di dietro” (41:41-42). Il Corano “è libero da ogni difetto” (39:28). In breve, “è verità indubitabile” (69:51). Allah, parlando in un plurale maiestatis che non compromette, secondo i teologi Musulmani la sua assoluta Unicità, proclama che “proprio Noi abbiamo rivelato il Corano, e saremo Noi stessi a conservarlo” (15:9). Ma leggere il Corano non è sempre facile. Poiché per la maggior parte consiste nel colloquio di Allah con Maometto, è spesso come ascoltare una conversazione tra due sconosciuti che parlano di fatti a cui non hai partecipato. Anche se una parte rilevante di ciò che il Corano dice è ripetuto più di una volta, spesso il lettore non riesce a capire ciò che si sta dicendo, o perché, senza ricorrere alla tradizione Musulmana.

Inoltre, non esiste una completa unità narrativa, benché ci siano piccole unità narrative in molti capitoli. Ad eccezione del primo breve capitolo (sura), i suoi 114 capitoli sono ordinati dal più lungo al più corto. Nei capitoli più lunghi, vengono raccontate storie, vengono promulgare leggi, vengono ammoniti i non credenti, ma all’interno di questi e lungo tutto il libro non esiste continuità cronologica o narrativa. Allo stesso tempo, le sure più corte, in particolare quelle verso la fine del libro, lunghe solo poche righe, sono poetiche e impressionanti predizioni dell’imminente giudizio divino. Quando lessi il Corano per la prima volta e quando iniziai a studiare l’Islam tra la fine del 1980 e l’inizio del 1981, queste sure piene di poesia colpirono così tanto la mia immaginazione che continuai a immergermi nella lettura di altri testi Islamici.

Citerò le tradizioni Islamiche quando necessario e ricorrerò ai commenti tradizionali per chiarire vari passaggi. E alla fine di questo percorso, credo che vedremo con più chiarezza che cosa spinge i jihadisti, e forse anche cosa possiamo e dobbiamo fare per contrastarli.

Questo sarà un impregno settimanale, da presentare ogni Domenica sul sito Hot Air, e aperto ai commenti, come sempre. Desidero che sia una esplorazione partecipata del Corano. Una conversazione bi-direzionale. Mi aspetto pertanto commenti e critiche direttamente sul sito, mediante e-mail o in altri blogs e risponderò alle domande e ai commenti, alle critiche e alle sfide più ragionevoli.

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